Vuoi prenotare una visita a Como? Devi chiamare in Sicilia. È lo strano caso del call center regionale, il cosiddetto «telefono senza fila», che consente ai cittadini di alcune province lombarde (inclusa la nostra) di fissare un appuntamento per visite specialistiche ed alcuni esami diagnostici.
Un sistema che, negli ultimi tempi, è stato al centro di diverse polemiche, anche sul Lario. L’operatore del numero verde (800.638638), infatti, non sempre può indicare all’utente la struttura capace di garantire il minor tempo d’attesa per la prestazione richiesta, perché molti ospedali non sono ancora stati inseriti nel sistema. Chi riceve la telefonata, quindi, non ha a disposizione le “agende” di tutte le strutture e suggerisce all’utente la data migliore tra quelle comunicate da un numero ristretto di ospedali (nel caso di Como, soltanto l’azienda Sant’Anna rende disponibili i tempi di attesa per tutte le prestazioni).
LA STORIA Oltre a non funzionare ancora a pieno regime, il call center ha un’altra particolarità: si trova a ben 1.362 chilometri di distanza dalla sede del Pirellone. I centralinisti lavorano alla periferia di Paternò (Catania), al civico 424 di via Vittorio Emanuele, dove ha sede la società «Lombardia Call», che nel 2005 si è aggiudicata la gara per la gestione del servizio. L’intero pacchetto azionario di «Lombardia Call», in seguito, è stato acquisito da Lombardia Informatica (che già possedeva il 34% delle azioni), partner tecnologico del Pirellone e società a capitale pubblico controllata dalla stessa Regione.
Nel marzo dell’anno scorso Lombardia Informatica ha poi affittato il ramo d’azienda del front office a una multinazionale svedese. Curiosità nella curiosità: anche le telefonate dei comaschi inferociti per il caos legato al pagamento del bollo auto, nel gennaio di quest’anno, venivano indirizzate al call center siciliano, visto che la gestione dell’emergenza era in capo a Lombardia Informatica.
LA POLEMICA Il problema della delocalizzazione in Sicilia del «Centro unico di prenotazione» è esploso nuovamente in questi giorni, a Brescia.
Anche le strutture bresciane, infatti, verranno integrate a breve nel sistema regionale e una trentina di operatori delle due cooperative locali che finora assicuravano il servizio perderanno, quindi, il lavoro. Resta, al di là del caso specifico, la stranezza di un call center della Regione Lombardia situato all’altro capo della penisola.
Una vicenda che il consigliere regionale Osvaldo Squassina (Sinistra e libertà) ha seguito fin dall’inizio e che interpreta così: «La scelta di Paternò non è casuale – dice – Si tratta del feudo elettorale del ministro Ignazio La Russa, che ha tra l’altro un fratello consigliere regionale al Pirellone. Si dà lavoro alla manodopera locale, garantendo consenso e voti al partito del ministro
La delocalizzazione, intanto, ha causato moltissimi licenziamenti nella nostra regione». Ma c’è anche chi dà una lettura diversa, sottolineando che sono previsti anni di defiscalizzazione per gli imprenditori che avviano un’impresa in Sicilia, oltre agli incentivi regionali e comunitari.
Come dire che la Regione, cioè lo Stato, fa economia grazie agli incentivi dello Stato stesso: «In realtà la Regione non risparmia, si spende meno negli ospedali che non hanno ancora ceduto il servizio – replica Squassina – E le strutture che sono entrate nel nuovo sistema sono costrette comunque a utilizzare del personale interno per aiutare i cittadini, visto che il call center regionale funziona a singhiozzo e solo per alcune tipologie di visite ed esami».
Fonte: Laprovinciadicomo.it