HANNO costruito tutto da soli. Mettendoci idee, soldi e sudore. Puntando sull’innovazione e mischiandola «al coraggio di buttarsi», un ingrediente che nel mondo degli affari non guasta mai. E i risultati si vedono: in pochi anni sono riusciti a creare un’azienda che sviluppa prodotti ad altissimo contenuto tecnologico, dove le comunicazioni senza fili si intrecciano col marketing. Realtà tra le prime in Europa e nel mondo. Sono gli ingegneri che hanno fondato Waymedia, società nata sotto le Due Torri e da poco sbarcata all’estero, in Spagna.
Specializzata nel far sì che in luoghi definiti, come grandi magazzini o aeroporti, particolari informazioni — spot pubblicitari o indicazioni stradali — siano spediti nei cellulari. «Realizziamo distributori di contenuti digitali: avvicinandosi col telefonino a un totem si possono ad esempio avere dettagli sulla città in cui ci si trova o scaricare il trailer di un film e così via» spiega Francesco Baschieri, uno dei quattro soci fondatori. Da Waymedia escono ‘scatole del futuro’ che sparano i messaggi — definiti e gestiti a hoc — sui telefonini.
Alla base ci sono il Bluetooth — sistema che permette di far dialogare senza fili dispositivi diversi —, e il proximity marketing, l’azione di veicolare contenuti su un target di persone. Canale nuovo per le aziende e dalle mille applicazioni.
Esempi: regalare sui display il gioco del tennis brandizzato Decathlon a chi visita il grande magazzino dello sport o far sì che chi aspetta l’autobus a una pensilina riceva da Nokia una canzone in mp3 più un mini spot. E ancora, a una fiera dare la possibilità di scaricare sui telefoni i cataloghi dei prodotti agli stand, eliminando chili di carta.
«SIAMO partiti nel 2005 dopo esserci conosciuti dove già lavoravamo, alla multinazionale Alstom» riprende Baschieri affiancato da Daniele Cremonini, altra colonna della squadra che abbraccia Andrea De Marsi e Francesco Corsi. Gruppo di trentenni, nati tra il ’73 e il ’78. «L’idea iniziale — va avanti — era offrire servizi interattivi a medio e corto raggio sui telefonini». Progetto da trasformare in realtà dal punto di vista tecnologico e imprenditoriale.
«Con un business plan abbiamo partecipato a gare ad hoc per i finanziamenti» interviene Cremonini. Risultato: promossi al bando Mambo, varato dal Comune per incentivare nuove imprese, e a I Tech-off di Aster, consorzio dedicato all’innovazione.
«Però abbiamo dovuto rinunciare ai contributi di Mambo: 80mila euro sarebbero arrivati solo dopo due anni, a patto che ne avessimo investiti il doppio». Diverso con Aster: «Non soldi, ma aiuti concreti, come uffici e computer. Fondamentali per partire».
E COSÌ è stato. «In partenza solo uno di noi si è licenziato per dedicarsi a Waymedia. Gli altri contribuivano nel tempo libero e con i loro stipendi» dice ancora Baschieri, parlando dalla sede della società, un paio di uffici in Alma Cube, l’incubatore della università ospitato in viale Fanin. «Per sviluppare il primo prodotto — sottolinea l’altro socio — sono serviti nove mesi, periodo sfruttato per farci pubblicità».
Il via agli affari nel settembre 2006, «prima fattura il giorno dopo e fatturato a fine anno di 35mila euro. A fronte di un investimento, autofinanziato, di 100mila». Poi la crescita: «Sui 300mila euro nel 2007, 550mila nel 2008 e la previsione di un milione per il 2009». «Come clienti — nota Baschieri — abbiamo decine di importanti brand, da Coca Cola a Mercedes, a Sony.
Siamo in 60 Paesi, da ottobre abbiamo una sede a Madrid, dove sono stati assunti tre venditori licenziati da un nostro concorrente in crisi». Insomma, giovani che hanno successo. «Noi ci siamo buttati, non tutti lo fanno. Quando si esce dall’università e si va in una grande impresa si ha un posto fisso, ma è diverso dal lanciare qualcosa di tuo.
I ragazzi che assumiamo si ritrovano con tecnologie che dal punto di vista dell’innovazione sono dieci volte più avanti di quelle che troverebbero in aziende bolognesi, possono avere soddisfazioni maggiori». Ma perché in pochi si buttano? Mancano le strutture, i tecnopoli? «Quando ti laurei hai dentro tanta energia. Servirebbe un aiuto per darti la possibilità di fare impresa, magari con un cuscinetto se fallisci.
Per investire in certi settori, come nel web, non occorrono super spazi e capitali ingenti: bastano l’idea, pochi euro, un computer e un garage per concorrere con chiunque. Coraggio e voglia di fare sono il punto di partenza indispensabile».
Fonte: Ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com