L’Italia vanta la maggior diffusione dei telefoni cellulari di tutta Europa, ma per quanto riguarda internet rimane al palo. È quanto ha indicato la Commissione europea, in occasione della pubblicazione di un rapporto sulla “competitività digitale” dell’Unione europea. Martin Selmayr, portavoce del commissario Ue alle Telecomunicazioni Viviane Reding, ha ricordato che nel 2008 nel nostro Paese c’erano 1,4 cellulari per ogni abitante, contro una media Ue dell’1,19. In compenso, si legge nel rapporto, «l’Italia si presenta come uno dei Paesi meno attivi su internet in Europa».
«Solo una minoranza degli italiani usa Internet regolarmente o frequentemente e metà della popolazione non l’ha utilizzato neanche una volta», denuncia lo studio dell’esecutivo Ue. Le famiglie connesse alla rete sono il 47% contro una media europea del 60%, mentre la diffusione della banda larga è ferma al 31% rispetto al 49% nei Ventisette. Gli italiani che usano regolarmente internet (almeno una volta a settimana) sono il 37%, mentre nei Ventisette arrivano al 56%; la posta elettronica è stata adottata dal 34% della popolazione, contro il 53% degli europei. La banda larga in Italia copre il 19% della popolazione, contro il 22,9% della media Ue, anche se ormai è disponibile nel 95,3% del territorio (92,7% nei Ventisette).
Tuttavia, il quadro italiano migliora per quanto riguarda le imprese e – soprendentemente – l’amministrazione pubblica. Il 51% dei servizi pubblici ’essenzialì è infatti disponibile online, che secondo Bruxelles è la nona migliore prestazione all’interno dell’Ue, anche se solo il 28% dei cittadini dichiara di usarli. Inoltre internet risulta piuttosto diffuso all’interno delle aziende: l’81% ha la banda larga, dato in linea con la media europea, e il 29% ha adottato le fatture online, contro il 21% nei Ventisette.
Stando alle previsioni della Commissione, l’Italia potrebbe pagare caro il suo analfabetismo digitale. Secondo Bruxelles, infatti, «nella migliore delle ipotesi» il settore delle tecnologie d’informazione e comunicazione (Ict) creerà «fino a 2 milioni di posti di lavoro in più» da qui al 2014-2015. Per questo motivo Reding chiede ai governi nazionali di «adottare politiche coordinate per eliminare le barriere che ostacolano i nuovi servizi» e garantire un accesso «semplice ed equo» ai contenuti digitali.
Bruxelles si compiace che l’utilizzo regolare di internet tra gli europei sia cresciuto di un terzo tra il 2004 e il 2008, raggiungendo il 56%. Gli internauti più assidui, nota l’esecutivo comunitario, sono i giovani sotto i 24 anni: il 73% di loro dichiara di ricorrere a internet per ’servizi di comunicazione avanzatà (Facebook, YouTube, MySpace e altri siti di condivisione file), contro il 35% dell’intera popolazione Ue.
Un terzo di questi «figli dell’era digitale» dichiara però di essere contrario a pagare per scaricare o guardare contenuti online, anche nella stessa fascia di età la percentuale di persone che ha pagato per ottenere questi servizi è il doppio rispetto alla media Ue (10% contro il 5%). «È una cifra interessante, ma al tempo stesso è anche in qualche modo allarmante», ha commentato Selmayr. «Dimostra che il potenziale economico (del settore Ict, ndr) dipenderà molto da un quadro giuridico che permetta di scaricare più facilmente, tutelando allo stesso tempo i diritti d’autore», ha concluso.
Fonte: Lastampa.it