Gli italiani riescono a rinunciare all’acquisto di molti beni, dalla macchina agli elettrodomestici, ma non ai telefonini. A fronte di una riduzione dei consumi delle famiglie italiane pari all’1% nel 2008, l’acquisto dei prodotti per la telefonia ha segnato un +15,4%. Il dato emerge dal Rapporto sul Terziario 2009 elaborato dall’Ufficio Studi di Confcommercio che scatta una fotografia dei consumi delle famiglie italiane tra il 2002 e il 2008.
Il boom della telefonia mobile appare ancor più evidente se si analizzano gli ultimi sette anni: in questo arco temporale l’acquisto di cellulari ha infatti registrato un incremento del 189%. Gli italiani amano i telefonini, ma mostrano disaffezione per la lettura: tra il 2002 e il 2008 i consumi per libri e giornali sono scesi rispettivamente del 9,4 e dell’11,3%.
Sui consumi dello scorso anno ha pesato la crisi economica che ha ridotto la capacità di spesa degli italiani. La flessione, però, non è stata omogenea: a fronte di voci che, nel bilancio familiare, sono state drasticamente ridimensionate, altre hanno segnato aumenti.
Particolarmente forte la flessione per auto e moto (-15,1%), servizi di trasporto (-7,4%), elettrodomestici (-7,1%) e alcuni prodotti alimentari tra cui i prodotti ittici (-5,4%). Bene, invece, oltre al settore della telefonia, in cui l’innovazione determina un sensibile effetto sostituzione, specie tra le fasce più giovani della popolazione, anche le attrezzature per la casa e il giardino (+14,3%) e i tessuti per la casa (+4,7%).
La tendenza a comprimere la spesa da parte delle famiglie, pur interessando i diversi segmenti di consumo, ha avuto risvolti particolarmente negativi sulla domanda di beni, diminuita nel 2008 del 2,4%, mentre per i servizi si è registrato un deciso contenimento della crescita rispetto agli anni precedenti (+0,4%).
Il ridimensionamento della domanda di beni, che ha assunto toni particolarmente marcati nella parte finale dell’anno, ha colpito in misura accentuata i beni durevoli (-7,3%) che erano risultati il segmento più vivace dei consumi negli anni precedenti.
Per i beni non durevoli, che rappresentano circa il 60% della spesa per beni acquistati dalle famiglie, il calo dell’1,3% si è inserito in un contesto che vede ormai da anni questo segmento della domanda in forte difficoltà, con una variazione media annua in volume nel periodo 2002-2008 sostanzialmente nulla (0,1%).
Guardando al lungo periodo, nella composizione dei consumi delle famiglie, cresce l’incidenza della spesa per l’abitazione, che costituisce ormai quasi il 30% di quella complessiva.
Negli ultimi dieci anni, scrive l’uffico studi di Confcommercio, l’unica macrofunzione che ha registrato una crescita dell’incidenza all’interno della spesa sostenuta dalla famiglie, «è l’abitazione che, nel 2008, ha rappresentato il 28,6% contro il 26,7% del 2000, comprimendo le altre aree di consumo, in particolare quelle legate alla cura del sé che, insieme al tempo libero e alle vacanze, hanno perso 1,7 punti percentuali del loro peso sulla quota di spesa complessiva rispetto al 2000».
In costante crescita anche le spese “obbligate” (energia, affitti, servizi bancari e assicurativi, ecc.), aumentate dal 21,7% del 1970 ad oltre il 36% del 2008. Scendendo poi nel dettaglio dei singoli beni e servizi, gli ultimi sette anni hanno visto un incremento di elettrodomestici bruni (tv, impianti audio, ecc., +50%) , di medicinali e articoli sanitari (+40%), i servizi ricreativi e culturali (+16,5%), e, nella dieta delle famiglie, carne (+7,2%), pane e cereali (+5,7%) sostituiscono il consumo di grassi (-11,9%), pesce (-4,8%); si beve più acqua che alcolici e si mangia fuori un po’ più spesso (+5%). Perde appeal invece la formula di vacanza “all inclusive” (-5%).
Quanto poi alle previsioni, per il 2009 Confcommercio stima un Pil a -4,8% e consumi a -1,9%, «essendo stata la crisi più profonda e di maggiore durata di quanto ci si aspettava». L’ufficio prevede una lieve ripresa nel 2010 e un consolidamento nel 2011.
Fonte: Ilsole24ore.com