Non succederà niente perché niente mai è riuscito a muovere gli operatori della telefonia se non l’AgCom e il Tar del Lazio. Figurarsi se una polemica estiva sulle tariffe della telefonia cellulare che ha preso le mosse dal rapporto OCSE della seconda settimana d’agosto potrà portare l’AgCom a riconsiderare alcune sue ferme convinzioni.
Dunque la ricerca.
L’OCSE ha rilasciato un Communication Outlook con un confronto tra 29 Paesi fatto come si deve: anzitutto un bel riparametramento generale sulla parità del “potere d’acquisto in dollari” così da allineare i cittadini sulla stessa linea ponderata.
Poi uno scenario di consumo medio uguale per tutti: 780 minuti di conversazioni, 600 Sms e 8 Mms l’anno, ossia, secondo l’Ocse, ciò che fa col telefonino l’utente medio. Poi la divisione mensile del costo annuale.
Totale: spendono meno finlandesi, olandesi e svedesi che ogni mese pagano 10-11 euro; spendono molto canadesi, spagnoli e statunitensi che pagano dai 42 ai 53 dollari al mese.
La media dei 29 Paesi dell’area Ocse è di 26 dollari al mese.
L’Italia è sopra la media: 32 dollari al mese, ossia è il nono Paese più caro (con buona pace dei calcoli di AgCom che, probabilmente risponderà a queste cifre a babbo morto, pardon al ritorno dalle ferie, con comodo verso novembre, se pure).
Chi tra gli italiani fa un traffico minore di quello ipotizzato dall’Ocse, ossia un uso scarso o moderato del cellulare, viene penalizzato da tariffe più care; se invece si superano quei parametri allora le tariffe sono in linea con la media.
Il tasso di penetrazione dei cellulari nei Paesi Ocse è del 96,1 utenti ogni 100 abitanti mentre l’Italia, sappiamo, è a 151 utenti per 100 abitanti: ogni abitante in Italia ha almeno un cellulare e mezzo (trattasi di medie dei polli di Trilussa, ovviamente: chi ne mangia due e chi non ne mangia affatto).
La polemica
Domenico Murrone dell’ADUC, Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori ha scritto una documentata invettiva sulla “Vera storia delle tariffe alte e basse”.
Ciò che Murrone contesta sono proprio i dati di AgCom. “Se si considerano le ultime rilevazioni dell’Agcom sull’utenza residenziale, tra il 2007 e il 2008 il calo e’ stato del 7,7% per le telefonate da rete fissa e del 10,6% per quelle da cellulare.
Tutto bene? Quasi. Nel confronto internazionale emerge che le tariffe mobili italiane sono ben al di sopra della media. Molto penalizzato e’ l’utente che non fa un uso massiccio del telefonino”.
Ossia il riferimento è ai dati OCSE che, ragionevolmente, si è basato sulle tariffe ufficiali senza poter minimamente considerare scenari di promozioni, offerte, special offer e quant’altro.
Da cui Murrone dice: “le tariffe per cellulari sono tenute artatamente alte per riservarsi ampi margini per le promozioni. L’esemplificazione piu’ evidente del fenomeno e’ rappresentata dagli sms.
A fronte di un costo ‘industriale’ di meno di un centesimo, si pagano 15-16 centesimi ad ogni invio, tanto che gli utenti italiani sono quelli che spendono di piu’ in Europa. Al contrario l’Italia e’ la piu’ conveniente per chi acquista grandi pacchetti di messaggini. In modo meno marcato, lo stesso discorso vale per il servizio voce”.
Insomma, i quattro gestori tengono tariffe alte per potersi fare concorrenza con le promozioni e strapparsi l’un l’altro clienti senza mai, però, smenarci più che tanto; nel mercato degli Sms, dove non c’è concorrenza possibile, c’è una tariffa alta da sempre, tra le più alte al mondo mentre per chi acquista all’ingrosso e potrebbe per esempio acquistare all’estero, il discorso cambia e le tariffe sono ai livelli competitivi internazionali.
Fonte: I-dome.com