Si fa presto a dire «sms». O meglio: quel gesto che ha rivoluzionato il modo di comunicare in 160 battute, spazi inclusi, è entrato ormai nel nostro know-how quotidiano. Ha creato nuove regole grammaticali. Una nuova letteratura in prosa e in versi. Forse tra un po’ inizieremo anche a sognare in modalità short message service . Ma quanto costa inviare un breve messaggio di testo dal nostro telefonino? Quanto costa agli operatori? Quanto ne ricavano?
Cosa succede quando andiamo all’estero o quando spediamo un veloce «ciao» a un amico che si trova in un altro Paese a nostra insaputa? Quanto costa a lui che lo riceve? È possibile risparmiare? Ma, soprattutto, ed è questo il nodo cruciale: potrebbe costare di meno? È anche quello che si è domandato il nuovo Mr Prezzi, Roberto Sambuco, che ha convocato il 3 settembre i principali operatori, Telecom Italia, Vodafone, Wind e 3 per parlarne. Sambuco aveva anche anticipato al Corriere l’ipotesi di una modifica legislativa, alla fine dell’indagine, da sottoporre al governo. Un passaggio che aveva scatenato le ire dell’Asstel, l’associazione di settore, guidata da Stefano Parisi (Fastweb).
Iniziamo subito col dire che il ricavo annuo degli operatori italiani per gli sms supera i 2 miliardi di euro. Insomma, non proprie noccioline anche per il ricco mercato delle telecomunicazioni. Ogni giorno gli italiani si «parlano» 167 milioni di volte con questo strumento: fanno 60 miliardi di sms all’anno. In termini di calorie e di CO2 non deve essere uno sforzo indifferente. Il successo degli sms non è certo un mistero. Ma per rendersi conto di quale sia il rapporto sentimentale degli italiani con la tastiera del cellulare vale qualche confronto con l’estero. I tedeschi ne scambiano 22,4 miliardi l’anno. I francesi 21,6. Gli spagnoli 12. Solo gli inglesi ci stanno dietro con 58,8 miliardi di invii.
Appare invece molto ridotto e ben lontano dalla possibilità di sfondare come servizio l’mms, cioè l’invio di immagini e fotografie: nel 2008 in Italia ne sono stati spediti circa 420 milioni per un ricavo complessivo di 81,2 milioni. È dall’incrocio di questi numeri che emergono quei 3,4 centesimi come costo\ricavo medio dell’invio degli sms in Italia citati da Stefano Parisi. Questo valore è effettivamente sceso dai 4,6 centesimi del 2007, ma come sempre quando ci sono di mezzo le statistiche ecco apparire l’ombra del «pollo» di Trilussa.
Il costo medio sarà pure 3 centesimi, ma come si evince dall’indagine conoscitiva dell’Agcom-Agcm del maggio 2009 la maggior parte degli italiani paga quello che per tutti e quattro gli operatori tradizionali è il prezzo massimo, cioè 15 centesimi Iva inclusa. La stratificazione della clientela appare netta: il 52,1% dei clienti non invia mai un sms durante l’anno, anche se sarebbe troppo facile arguire da questo dato che 5 italiani su 10 non ne fanno uso. Il nostro Paese è famoso per avere circa 90 milioni di sim in circolazione su una popolazione di 60, bambini compresi. Solo gli islandesi con i loro sei mesi di buio da superare e l’isolamento geografico ci battono in questo rapporto. Molte persone preferiscono giostrarsi con almeno due sim per poter beneficiare di diverse offerte a seconda del servizio utilizzato. In poche parole chi ha due cellulari ne usa solo uno per l’invio.
Comunque, stando alle percentuali il restante 47,9% dei clienti di un operatore italiano che inviano sms si dividono a loro volta in due categorie: 6 su 10 pagano 15 centesimi ma fanno pochi invii. I restanti 4 spediscono molti sms e di conseguenza si affidano a offerte molto convenienti che possono far declinare il costo anche molto vicino a 1 centesimo o meno. Mettendo nello stesso calderone i molti sms a basso costo con i pochi inviati dalla maggioranza a 15 centesimi emergono quei 3,4 centesimi.
Per la maggior parte degli italiani, dunque, il caro-sms è realtà, anche se la spesa effettiva mensile è bassa grazie a un utilizzo scarso.
Per risparmiare esistono due strade: una, puntare su una delle tariffe degli operatori mobili virtuali, come Poste Mobile, Auchan, Autostrade, che introdotti per aumentare la concorrenza del settore acquistano il traffico dagli operatori principali (un sms all’ingrosso costa 5,25 centesimi contro una media europea di 4) e lo rivendono a prezzi concorrenziali. A titolo di esempio Poste Mobile, il più diffuso, offre sms a 12 centesimi che diventano 6 se l’invio avviene verso un altro cliente Poste. Auchan ha un’offerta a 10 centesimi.
E l’altra strada? Accedere a una delle offerte del proprio operatore. Impossibile riassumerle tutte anche perché molte sono stagionali.
È qui che inizia la vera giungla: abbassare il costo degli sms è possibile, anche di molto, ma serve molta pazienza per trovare il piano che si adatti al proprio profilo. Se si prende per esempio Tim tribù, un servizio di successo della Telecom Italia che permette di avere delle condizioni particolarmente vantaggiose all’interno di una comunità, l’invio del primo sms giornaliero costa un euro, ma fino alla mezzanotte tutti gli altri sono gratis. Più in generale per le ricaricabili si può accedere a dei tetti inferiori rispetto a quello massimo un po’ con tutti: Tim ha My Tim (12 centesimi che diventano 5 verso gli altri My Tim); Vodafone sta introducendo Basic (10 centesimi); 3 ha la Power 10 (10 centesimi solo fino al 31 dicembre, poi scatta un canone); Wind ha Wind9 (9 centesimi). L’avvertenza, in ogni caso, è vedere bene cosa cambia sul traffico voce.
E quando si parla di invio estero? Se si spedisce dall’Italia un sms internazionale, cioè verso il numero di un operatore straniero, il costo dipende dal Paese dell’operatore e può salire anche sopra l’euro. Se invece si invia un sms in roaming europeo, cioè mentre ci si trova in un altro Paese europeo, il costo è stato «calmierato» dal 1˚ luglio dal commissario Ue, Viviane Reding: il tetto massimo introdotto è di 11 centesimi più tasse che per gli italiani considerando l’Iva significa 13. Con il paradosso che inviare un sms in roaming può costare più di un sms «normale».
Resta da affrontare il nocciolo della questione: spedire un sms potrebbe costare di meno? È facile immaginare che il confronto del 3 settembre sarà molto teso su questo punto. Secondo gli operatori non si può definire un costo industriale per l’offerta del singolo sms. C’è un costo fisso che è lo stesso che devono sostenere per la voce: quello legato alla proprietà e ammodernamento della rete. Mentre il costo variabile industriale dell’invio del singolo messaggio non esiste. Tolto questo unico punto di riferimento ciò che dovrebbe determinare il costo per il cliente si chiama, semplicemente, mercato, offerte commerciali e libera scelta. Ma per questo dovremo aspettare l’esito del confronto.
N.B.: se attivate la ricevuta di ritorno per gli sms ricordate che costa altri 15 centesimi. Quando scrivete più di 160 battute fate attenzione: i cellulari più moderni vi permettono di eccedere il limite. Ma pagherete più sms. Se si invia un sms a chi si trova all’estero, il costo non cambia. E lui non paga nulla.
Fonte: Corriere.it