Una rete governata da principi di neutralità per l’accesso ai contenuti è una rete più ricca, e la Federal Communications Commission è in procinto di stabilire nuove regolamentazioni in tal senso. Ma prima di istituire nuove norme la commissione sulle comunicazioni raccoglie pareri da parte di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nella faccenda, e sono (com’è facile ipotizzare) opinioni che tendono a cozzare l’una contro l’altra a seconda delle fonti che le propongono.
Gruppuscoli grandi e piccoli sono ad esempio impegnati a prendere le parti di AT&T, il più grande carrier del paese e gestore di importanti backbone delle comunicazioni telematiche statunitensi a cui non è mai andata particolarmente a genio l’idea di una Internet libera da controlli e limitazioni artificiali al flusso di dati nel caso in cui un (ipotetico) traffico eccessivo lo richiedesse. Neanche a dirlo, in tutti i casi AT&T ha rapporti diretti con le organizzazioni che si dimostrano così preoccupate per i potenziali effetti negativi della net neutrality applicata per legge.
L’industria musicale rappresentata da RIAA, dal canto suo, tiene a “raccomandare” alla FCC di non mettere troppo il becco in faccende delicate e importanti come l’antipirateria a mezzo ISP, con la commissione federale che dovrebbe supportare esplicitamente tali sforzi di ripristino della legalità e del copyright senza farsi incantare dalle sirene del “download libera tutti” e dell’accesso gratuito a qualsiasi cosa si possa trovare online.
Su una posizione in qualche modo centrista si schiera Google, che contemporaneamente al supporto per il divieto di qualsiasi prioritizzazione del traffico in base al contenuto apre a “eccezioni attentamente definite” grazie alle quali gli ISP dovrebbero avere la possibilità di gestire le congestioni di traffico reali.
A essere pienamente d’accordo sull’idea di una Internet aperta, senza vincoli, limitazioni o discriminazioni di bit è Skype. Il campione del VoIP sostiene che “non dovrebbe mai essere ragionevole per nessun operatore di rete, inclusi quelli delle reti senza fili, bloccare, soffocare o degradare particolari applicazioni senza alcuna considerazioni della capacità di rete che tali applicazioni stanno effettivamente consumando”.
Chi, sorprendentemente, si dice dubbiosa sulla vocazione alla neutralità della FCC è infine la Electronic Frontier Foundation. L’organizzazione pro-diritti digitali chiede alla commissione di chiudere le “scappatoie” legali attraverso cui l’industria dei contenuti vorrebbe far passare le summenzionate pulsioni di antipirateria, ma evidenzia anche i propri dubbi sul fatto che la FCC sia dotata di poteri sufficienti a permetterle una regolamentazione di Internet di così ampia portata.
Fonte: punto-informatico.it