L’ultimo rapporto Audiweb sulla diffusione degli accessi online in Italia sembra positivo, ma in verità la situazione è disastrosa. “In base al report AW Trends, dichiara di avere un accesso a internet il 64,6% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni, con un incremento del 10,4% rispetto al 2008, e il 51,9% delle famiglie, con un incremento del 13,6% rispetto al 2008”, si legge nel comunicato.
Verrebbe quasi voglia di stappare uno spumantino, se non fosse che l’ultima indagine UE indicava nel luglio scorso un tasso di penetrazione della banda larga (sopra i 144 Kbps) italiana pari a 19,8% – a fronte del 37,9% dell’Olanda, 29,4% della Germania e 29,2% della Francia.
A questo punto, facendo due semplici calcoli, è evidente che solo circa il 30% della popolazione “tra gli 11 e i 74 anni” può dirsi al passo coi tempi (online). Una connessione analogica o un’ADSL patacca che supera a malapena i 100 Kbps, per quanto stimolino tenerezza, non sono altro che diligenze su un’autostrada di Ferrari. Tanto vale leggere il retro di uno shampoo che aspettare il caricamento di una pagina web. L’Unione Europea ha rilevato, per di più, che in Italia il 30% dell’utenza a banda larga non supera i 2 Mbps di velocità; poco più del 70% si mantiene sotto i 10 Mbps.
“In base ai dati della Ricerca di Base, si conferma una crescente diffusione di internet in Italia, con una distribuzione abbastanza simile sul territorio – a eccezione dell’area Sud e le Isole che presenta una percentuale di individui più bassa (58,4%) rispetto alle aree Centro (69,6%), Nord-Est (67,4%) e Nord-Ovest (67,4%)”, continua il documento.
Buone notizie solo dal fronte mobile, dove l’accesso web tramite cellulare, smartphone e PDA è in grado potenzialmente di riguardare il 9% della popolazione italiana tra gli 11 e i 74 anni.
“Per i navigatori occasionali (coloro che non hanno navigato negli ultimi 7 giorni), l’accesso a internet sarebbe più frequente soprattutto se costasse meno (29,1%), se fosse più veloce (18,4%) o se fosse possibile collegarsi dal telefonino senza spendere troppo (10,6%)”, conclude il documento.
Priorità italiane: pagare sempre comunque poco, andare veloci e che in qualche modo ci sia di mezzo il cellulare. La misura del paese è questa, non facciamoci illusioni.
Fonte: tomshw.it