La Apple è di nuovo al centro delle polemiche, questa volta per via di una denuncia da parte di un genitore dello stato della Pennsylvania. La causa ha delle basi condivisibili, ma non è facilmente dimostrabile che la Apple possa avere delle responsabilità dirette. In poche parole il querelante, Garen Meguerian, sostiene che la Apple non presterebbe sufficiente attenzione alla fruizione dei contenuti dell’App Store da parte dei giovanissimi, soprattutto per quel che riguarda i costi aggiuntivi e gli acquisti in-app.
La denuncia sarebbe partita in quanto la famiglia Meguerian si sarebbe trovata un conto salatissimo relativo a certi acquisti fatti nello store per iPhone. Le “spese pazze” sono state effettuate dalla figlia di 9 anni, che ha innocentemente scaricato una serie di videogiochi gratuiti per la sua iDevice. Purtroppo, però, i giochi funzionavano attraverso dei crediti interni, che la bimba avrebbe comprato senza pensarci troppo. Del non si può certo pretendere che una bambina di 9 anni pensi che gli acquisti virtuali fatti in un videogioco vengano direttamente caricati sulla carta di credito. Purtroppo per lei e i genitori, però, l’acquisto è arrivato direttamente sull’estratto conto, raggiungendo la cifra di 200 dollari.
Perciò la madre della bambina ha ritenuto che fosse necessario intervenire, prima che qualche altro utente potesse rimanere invischiato in quella che lei considera come una “trappola della negligenza”. Il problema consiste nel fatto che la password per acquistare un’app sia uguale a quella per comprare delle aggiunte all’interno dei giochi, quando per un maggiore controllo sarebbe utile fossero due chiavi diverse.
C’è anche da considerare il fatto, però, che la responsabilità possa essere in parte condivisa coi genitori, che evidentemente non applicano un controllo e delle regole troppo severe alle attività della bambina su internet.
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