Di quando in quando questa notizia si riaffaccia periodicamente agli onori delle cronache: negli States, il numero delle case che comunicano (e navigano) solo attraverso i cellulari è in aumento, oppure supera quello delle linee fisse.
A farlo presente, stavolta, è Associated Press, subito ripresa da PCMag.com e da altri siti. Ciò che viene spontanteo fare è un debito paragone tra l’Europa, in particolare l’Italia, e gli Stati Uniti, per capire come si materializzano le due dinamiche, in funzione delle diverse condizioni.
Come ben sanno i lettori di questo Blornale, qui cerchiamo sempre di tendere l’occhio alle tariffe e alle fantasie che gli operatori telefonici, cellulari e non, adottano per approvvigionarsi di nuova clientela. Non poteva sfuggirci questa occasione per fare il punto, ed io approfitto dell’editoriale proprio per questo.
Partendo dallo stato di fatto, si potrà constatare che la situazione delle utenze è pressoché coincidente: anche in Italia, in molti casi, nelle case – ma anche nelle imprese SOHO, familiari o comunque piccole – la presenza del cellulare è spesso l’unica ad offrire un recapito all’esterno.
Mi è capitato personalmente di imbattermi in una circostanza simile proprio durante l’ultimo weekend, trovandomi in visita alla cittadina di Nepi, a pochi chilometri da Roma. Un giovane di buonissima volontà ha aperto un piccolo esercizio di vendita al dettaglio di vino genuino, con strumenti moderni, botti d’acciaio, sensori di temperatura, acidità e quant’altro. Nel suo biglietto da visita, che ho preso avendo assaggiato uno dei suoi vini ed avendolo trovato di ottimo livello, è riportato solo ed esclusivamente il cellulare.
Il giovane non si è posto, evidentemente, il problema di chi dovrà chiamarlo: l’unico suo obbiettivo è quello di risparmiare il più possibile sui costi di esercizio ed un cellulare, dotato di scheda ricaricabile, per la ricezione delle chiamate in effetti non fa spendere un centesimo. Di fatto, il giovane – come tanti altri – ha semplicemente trasferito sulla clientela, potenziale o effettiva che sia, il costo del servizio di telecomunicazioni: chiamarlo al cellulare, qui costa molto di più che chiamarlo su una linea fissa.
La medesima, identica cosa accade negli Stati Uniti, ma con una sostanziale differenza: se quello stesso giovane di Nepi si fosse trovato a New York, il suo cellulare avrebbe avuto un numero telefonico che inizia con uno qualsiasi degli area code di New York, poniamo ad esempio 212, che corrisponde a Manhattan, dove ipoteticamente immaginiamo aperto il suo esercizio.
Ciò significa che chi lo chiama da casa o dall’ufficio, tramite linea fissa, spende esattamente la stessa cifra che avrebbe speso se il giovane si fosse dotato in negozio di linea fissa. Esatto: negli States, i cellulari non hanno un prefisso specifico, come in Italia e la maggior parte d’Europa. Hanno un numero telefonico normalissimo, indistinguibile – sia numericamente che sotto il profilo tariffario – da un numero di un apparecchio di rete fissa. Tanto è vero che provider internazionali come BroadVoice , nelle offerte tutto-compreso per 25 paesi del mondo, includono nel piano le chiamate a qualsiasi numero degli Stati Uniti, indifferentemente se questo sia fisso o mobile, a differenza della maggior parte degli altri paesi.
In una simile circostanza, l’adozione di un cellulare ha molto più senso di quanto lo abbia in Italia, tanto più che anche le chiamate in uscita sono spesso incluse in piani forfettari molto più larghi dei nostri e con un tetto di minuti molto più elevato o addirittura senza limiti. Almeno per alcuni aspetti si è dunque superato, negli States, lo scoglio della convergenza che al di qua delle Alpi (ma anche al di là, in Europa) stenta tanto a decollare.
Ecco perché il Commissario TLC dell’Unione Europea spinge tanto per il ritocco delle tariffe di terminazione. Ed ecco la dimostrazione del lauto straguadagno che gli operatori mobili ricavano da tali tariffe, visto che in America – dove i cellulari funzionano esattamente come da noi, i costi delle stazioni radio base sono identici e via discorrendo – gli operatori ci sono, esattamente come qui, e guadagnano, come e più di quanto guadagnano qui.
Scelte come quelle operate da quel giovane di Nepi – che purtroppo non è il solo – a mio avviso sono dunque da condannare, almeno fin quando non si addiverrà ad una situazione di sostanziale equivalenza tra costi di terminazione fissi e mobili.
Lo si tenga presente, quindi, in fase di progettazione di nuove attività microimprenditoriali: schivare la presenza di una linea fissa, pur conferendo nell’immediato un risparmio, non è altro che un costo ulteriore spostato a carico del potenziale cliente, che in certi casi può anche avere effetti deterrenti e non fa che alimentare ulteriormente le – a dir poco – avide casse degli operatori mobili.
Fonte: Nbtimes.it