Google compie 11 anni e per la prima volta, solo in alcuni paesi europei tra i quali l’Italia, nella homepage del più importante motore di ricerca al mondo compare la pubblicità. La campagna riguarda un telefono cellulare, l’Htc Magic, ed è condotta in partnership con Vodafone. Cliccando sull’annuncio, dopo un passaggio su una pagina intermedia, si è condotti al negozio dell’operatore telefonico, dove si può acquistare l’apparecchio.
Da Google minimizzano, spiegando che l’annuncio riguarda un telefonino equipaggiato con Android, il sistema operativo di casa, e dunque assimilato a un prodotto interno. Ma si tratta comunque di un cambiamento radicale nella politica della società. Un passo avallato direttamente dal quartier generale di Mountain View, che mai prima d’ora aveva accettato di ospitare annunci commerciali in una pagina nota per la sua essenzialità e per l’attenzione maniacale all’esperienza dell’utente. La portata della svolta si comprende anche alla luce dei numeri di traffico di Google, il sito più frequentato del web: secondo Nielsen a luglio gli utenti italiani sono stati 19,8 milioni, vale a dire l’87,5 per cento di quanti nella penisola si sono collegati a internet.
La pubblicità in homepage è comparsa per la prima volta qualche giorno fa e dovrebbe tornare, a intermittenza, anche nei prossimi giorni. Si tratta di un semplice testo, che, senza elementi grafici che lo qualifichino come annuncio commerciale, recita: “Novità! Il telefono Htc Magic è in vendita. Altre informazioni”. Seguendo il link, si giunge a una pagina in cui appare in grande evidenza il pulsante “Acquista adesso”, e da qui al negozio Vodafone. In quella posizione prima erano comparsi solo link per promuovere operazioni benefiche come raccolte di fondi in caso di calamità naturali, oppure nuovi servizi offerti da Google stessa. Mai invece la sollecitazione all’acquisto di un prodotto di un’azienda esterna, anche se la popolarità della pagina avrebbe permesso di monetizzare lo spazio con ricavi significativi. Ma, da una parte i fondatori Sergey Brin e Larry Page avevano sempre tenuto a marcare anche graficamente la rivendicata imparzialità dei risultati della ricerca tenendo separata la homepage da tentazioni commerciali, dall’altra uno degli imperativi del motore è sempre stato non inserire alcun elemento che potesse in qualche modo distrarre l’utente dal suo obiettivo primario. Come ha più volte osservato Marissa Mayer, vicepresidente della società: “Il nostro scopo è assicurarci che le persone trovino quel che stanno cercando e lascino la pagina il più presto possibile”. E, a testimonianza dell’attenzione a quella homepage disadorna ed essenziale, proprio qualche settimana fa Google ha deciso di brevettarne l’aspetto.
La pubblicità è di gran lunga l’entrata prevalente di Google, che – con oltre 21 miliardi di dollari di ricavo – ha realizzato nel 2008 un fatturato superiore al prodotto interno lordo di numerosi paesi africani, e che in Italia incasserà nel 2009 oltre 400 milioni di euro, circa la metà del valore di tutto il mercato pubblicitario online nostrano. Ma si tratta di ricavi derivanti in gran parte dai link sponsorizzati, ovvero dagli annunci correlati ai risultati della ricerca, oppure collegati ai contenuti. Come i dirigenti della società hanno più volte spiegato, la linea è sempre stata di fornire link commerciali ma percepibili anche come un servizio, perché correlati agli interessi desunti da una ricerca dell’utente. Mai prima era stato proposto un prodotto senza che vi fosse stata da parte dell’utente una richiesta esplicita.
Stavolta la scelta è oggettivamente diversa, anche se una portavoce di Google Italia spiega che in realtà “quello spazio in futuro non sarà in vendita”, ma non è in grado di confermare o smentire se dietro alla campagna ci sia stata una transazione commerciale tra Google e Vodafone. “Tecnicamente per noi”, proseguono dalla società, “quella non è una pubblicità vera e propria, visto che quel cellulare è ritenuto essere il primo apparecchio a consentire una Google experience nell’utilizzo di contenuti e servizi”. Sarà difficile spiegarlo agli altri produttori di cellulari equipaggiati dal sistema operativo di Google, Android, o agli altri operatori di telefonia mobile che dovessero bussare alla porta di big G per ricevere lo stesso trattamento riservato a Vodafone.
In realtà è possibile che la decisione di partire dall’Europa sia motivata anche dalla necessità di testare le reazioni degli utenti prima di decidere se ripetere l’esperimento o addirittura esportarlo negli Stati Uniti. Va bene che a undici anni si è preadolescenti e che i cambiamenti in questa fase sono tumultuosi. Ma in scelte così importanti è meglio procedere con prudenza.
Fonte: Repubblica.it