Le vendite in Europa occidentale nel 2009 scenderanno nell’ordine del 10% – sono calate tra aprile e giugno del 6% rispetto allo stesso periodo 2008 fermandosi a quota 42 milioni di unità – e questa non è una bella notizia per i produttori di cellulari. Ridono però, e non è una novità dell’ultimo trimestre, i vendor di smartphone, la cui domanda in controtendenza all’andamento del mercato è cresciuta del 25% anno su anno nell’arco nel primo semestre di quest’anno. L’unico problema di chi ha scommesso sui super telefonini è legato al fatto che l’incidenza di questo comparto sull’intera industria a fine 2009 arriverà al 21%, una percentuale che non basterà a compensare il crollo delle vendite di apparecchi tradizionali. Gli smartphone quindi tirano sempre ma sono pur sempre una fetta del business globale: Apple e Rim, insieme, vendono oggi circa 2,6 milioni di terminali a trimestre, Samsung da sola ne distribuisce oltre 12 milioni e non è più così lontana dai numeri di Nokia, che cattura circa il 36% della domanda globale.
Se l’avvento dell’iPhone ha contribuito a dare lustro e corposità al fenomeno dei telefonini intelligenti, la tendenza che attualmente sta orientando le vendite è la sempre più spiccata propensione ad acquistare uno smartphone da parte degli utenti consumer. Stando a una recente indagine della società di ricerca Cfi Group (http://www.cfigroup.com/) il melafonino e i suoi simili (il Nokia N95, i Blackberry Storm, il Palm Pre, i Touch di Htc e via dicendo) sono visti ormai in modo diffuso come mini computer e non come semplici cellulari e vengono ampiamente sfruttati per navigare in Rete e fruire di contenuti digitali, video e musica in primis. Il telefonino di Apple, quanto a livello di gradimento mette tutti dietro meritandosi l’appellativo di “smartphone ideale” dal 92% dei consumatori che l’hanno comprato e quanto a “customer satisfaction” stacca sensibilmente (83 punti contro 66 in una scala da 1 a 100) i terminali basati su Windows Mobile e Symbian. L’indagine in oggetto ha messo inoltre in evidenza come un ruolo importante per l’ulteriore sviluppo di questo comparto sia la qualità dei servizi offerti e garantiti dagli operatori mobili: anche in questo caso l’iPhone entra in gioco in una dinamica di domanda a due facce, una che privilegia la fiducia nel carrier e una seconda che invece premia l’appeal sul consumatore del telefono. In entrambi i casi, ciò che emerge dallo studio di cui sopra è una superiore aspettativa prestazionale da parte degli utenti consumer di smartphone e quanto oggi soddisfatto dal mela fonino di Apple o dai “mini computer” di Nokia (nella top 20 di vendita in Inghilterra 12 degli smartphone best seller sono del gigante finlandese) è solo un primo passo e non certo un punto d’arrivo.
Da un’altra società di ricerca specializzata, AdMob, è giunta conferma che a tutto agosto la diffusione dell’iPhone è continuata a crescere a tal punto che la fetta di mercato nei sistemi operativi per smarpthone coperta dalla piattaforma di Apple è salita al 40% rispetto al 33% di inizio febbraio. Una dato assai significativo, innanzitutto perché significherebbe il sorpasso ai danni di Symbian, che registra invece un sensibile calo scendendo al 34%. Chi sale sono invece Android e WebOs. Il software di Google ha catturato infatti il 7% di share grazie alle ottime risultanze ottenute dai telefoni Htc resi disponibili in Nord America ed Europa Occidentale. La scommessa open source di Palm ha già fruttato alla casa californiana una quota di mercato nei super cellulari del 4%, esattamente la metà di quella attribuita dagli analisti di AdMob a Research in Motion e ai suoi Blackberry. Chi piange in questa classifica è Microsoft, il cui Windows Mobile vale solo il 3% del mercato degli Os per smartphone (era al 7% in febbraio) e il dato non ha bisogno di molti commenti aggiuntivi. Considerando le aspettative di crescita delle vendite di super cellulari, la guerra per il predominio nei sistemi operativi si annuncia quanto mai serrata. Chi fino a oggi dettava legge, Symbian, dichiara di aver tutte le intenzioni di tornare a primeggiare con almeno il 50% di share e per supportare la decisa virata in chiave open source cercherà appoggio nei colossi cinesi Zte e Huawei. Un ulteriore segno tangibile che quello degli smartphone, da nicchia professionale e d’élite, si sta progressivamente trasformando in un mercato di massa e dai prezzi (dei terminali all’utente finale) più contenuti rispetto al recente passato.
Fonte: ilsole24ore.com