«Il 50% dei cellulari e dei prodotti e dispositivi per Tlc che sono sul mercato non hanno passato tutte le prove che avrebbero dovuto nella misurazione dei campi elettromagnetici relativi al Sar (Specific Absorption Rate) relativa ai prodotti che trasmettono in radiofrequenza». Lo riferisce all’Adnkronos il fisico Roberto Passini, direttore del laboratorio Sicom, il solo laboratorio italiano in grado di effettuare la misurazione del Sar, insediato nel Parco Scientifico e Tecnologico di Trieste, Area Science Park.
Parlando a margine di un incontro per dimostrare le tecnologie e i metodi adottati dal laboratorio Sicom sulle misurazioni Sar Passini sottolinea che «questi prodotti hanno sì ottenuto una certificazione degli enti nazionali che hanno dato l’ok ma non potevano andare sul mercato. In tutta Europa, infatti, manca una concreta attività di controllo e, solo da un anno e mezzo, Germania e Belgio cominciano a fare controlli di mercato più efficienti ed adeguati».
Per il fisico Passini quindi «i regolamenti ci sono in Europa ma spesso vengono disattesi e le regole non sempre sono facilmente praticabili». «Ci vuole una doverosa attenzione e noi -sottolinea Passini- stiamo cercando anche di proporre soluzioni tecniche e di metodo per trovare un percorso più praticabile, rispetto agli attuali regolamenti nazionali». Il responsabile del laboratorio Sicom riferisce quindi che «la diffusione media dei cellulari, secondo quanto emerso dal rapporto della Commissione europea sulle telecomunicazioni, sia di 1,5 per ogni cittadino italiano e che una famiglia su tre, secondo una ricerca condotta dall’università Bicocca di Milano, possiede un pc e lo usa soprattutto per navigare in Internet».
«In una società in cui i sistemi wi-fi, apparecchiatura a radiofrequenza, telefoni cellulari e strumenti elettrici sono oggetti di uso quotidiano, è fondamentale -ribadisce Passini- testare i prodotti prima che entrino in commercio per verificare che non superino i livelli massimi di esposizione ai campi elettromagnetici previsti sull’uomo». Secondo le regolamentazioni questi dispositivi prima di essere immessi sul mercato devono ottenere infatti una certificazione che viene rilasciata superando una serie di test che possono richiedere anche due o tre settimane.
Proprio il Consiglio europeo nel 1999 ha fissato una Raccomandazione riguardo i limiti tollerabili e non dannosi per l’esposizione della popolazione. L’ulteriore evoluzione delle norme europee richiede però oggi, afferma ancora Passini, «che tutti i dispositivi portatili connessi wi-fi e utilizzati a stretto contatto con il nostro corpo debbano essere sottoposti a prove che ne misurino il tasso di assorbimento specifico, ovvero il Sar». Il Sar è infatti un indice che rileva la quantità di energia elettromagnetica assorbita dal corpo umano per unità di massa corporea e il limito massimo di conformità è pari a 2W/Kg ed è valido per tutta la Comunità Europea. Nel caso in cui un’apparecchiatura non superasse i test effettuati non può arrivare in commercio perchè potrebbe essere dannosa per la salute.
E quindi Passini sottolinea l’importanza anche di identificare tecniche e metodi di controlli più praticabili. Ma il problema non è solo relativo ai prodotti come cellulari o pc, il fisico triestino sottolinea anche il problema delle antenne. «Dove ci sono in uso tecnologie più datate -conclude Passini- ci sono potenze trasmesse più elevate e quindi l’esposizione delle persone che sono nelle vicinanze delle antenne trasmittenti è maggiore».
Ma come si realizza un test sui prodotti su tlc riguardo i campi elettromagnetici? Proprio gli esperti del laboratorio Sicom di Area Science Park, attraverso sofisticate tecnologie, testano oggetti piccoli come i cellulari oppure dispositivi più grandi e misurano il tasso di assorbimento dei campi elettromagnetici non solo rispetto alla testa ma anche rispetto ad altre parti del corpo di una persona come l’addome o il polso.
«Le prove -spiega l’esperta del Sicom Cristina Campagnese- vengono effettuate sia in laboratorio che all’interno di una camera anecoica. La macchina per la misura del Sar è composta da un braccio robotizzato. Una sonda di campo elettrico e alcune vasche modellate in modo tale da riprodurre la testa e il corpo umano. Le vasche vengono riempite di uno speciale liquido che simula le caratteristiche del tessuto dell’uomo. L’oggetto da verificare viene poi posto sotto le vasche in una posizione che ne simula l’utilizzo».
«Attraverso una complessa procedura di test -conclude Campagnese- vengono quindi fatte le misure e viene quindi confrontato il valore ottenuto come risultato con i limiti previsti dalle normative. Il nostro laboratorio assiste le aziende che sviluppano dispositivi per le telecomunicazioni durante tutta la fase di progettazione».
Fonte: lastampa.it