Sembra che Sidekick, tra i cellulari più desiderati e più originali al mondo, “scordi” i dati dei suoi clienti. E sembra anche che per i malcapitati non sarà facile far tornare la memoria al loro piccolo smartphone che usa un sistema operativo davvero originale: parcheggia i dati del proprietario su un server. Il terminale, in sostanza, non è altro che un “client” che accede ogni volta a un sistema centrale e che ha in memoria tutti i dati per la sincronizzazione (posta elettronica, rubrica telefonica, appunti e altro). Il connubio tra Sidekick (produttore del cellulare), T-Mobile (operatore in partnership per l’offerta sul mercato) e Danger (acquisita da Microsoft nel 2008 ed è provider del servizio) fa dello smartphone il minicomputer del futuro, capace di svincolare completamente l’utente dalla gestione dei propri dati. In realtà, come detto, l’avveniristica soluzione ha un doppio tallone d’Achille: l’impossibilità, da parte dell’utente, di avere accesso diretto ai propri file; e il vizietto, all’occorrenza, del tabula rasa.
Il tono delle dichiarazioni ufficiali T-Mobile la dice lunga sull’imbarazzo: “Abbiamo coscienza delle gravità dell’inconveniente. Il nostro sforzo primario è quello di recuperare i contenuti dei nostri utenti. Consideriamo anche misure addizionali nei confronti di quanti vedranno perduti i loro dati per ribadire quanto importante siano in qualità di clienti T-Mobile”. Il danno di immagine è evidente. Mentre l’interruzione temporanea della raggiungibilità dei server è un problema che ogni realtà “cloud” è costretta ad affrontare, la perdita dei dati è qualcosa di profondamente diverso e tale da incrinare a fondo la fiducia degli utenti. Il tutto, peraltro, accade a pochi giorni dalla presentazione ufficiale di Azure, la base “cloud” di Microsoft che, sebbene abbia nulla a che vedere con l’infrastruttura Danger, opera nella medesima realtà e sotto il medesimo cartello: quanto basta per stemperare fastidiose perplessità sulla nuova creatura.
Fonte: ilvelino.it