I CELLULARI stanno diventando strumenti per il progresso sociale ed economico delle popolazioni povere, nei Paesi in via di sviluppo e in Africa grazie alla loro natura multiforme e adattabile anche a usi diversi dalle telefonate. L’ultimo esempio è di questi giorni, con il lancio dei cellulari che funzionano come microscopi low cost per l’analisi del sangue. Li ha inventati Aydogan Ozcan, un ricercatore dell’Università della California chee ha cominciato a produrli in serie tramite l’azienda Microskia, che ha appena fondato.
Per trasformare i cellulari in microscopi, Microskia vi aggiunge un led (light emitting diod) che costa 10 dollari e interagisce con la fotocamera. Il cellulare emette un raggio sul campione di sangue e visualizza i risultati dell’analisi. Ne esce un microscopio mobile a basso costo che i medici possono usare anche come cellulare normale: una soluzione pensata per i Paesi poveri, soprattutto, per analisi da fare in condizioni limite, magari in ospedali da campo.
Cellulari per combattere le malattie: ci ha pensato anche Nokia, che ha la presenza più forte nei Paesi poveri (il 60-70% di quota di mercato in Africa e India). In Brasile ha il progetto Nokia Data Gathering che permette agli operatori sanitari di registrare, via cellulare, il numero dei focolai di febbre dengue, gli standard igienici dell’acqua e altre condizioni riconducibili alla malattia. Stima di aver contribuito a ridurre i casi di dengue dai 3.522 del 2008 ai 245 del 2009. In India, e da novembre anche in Indonesia, è presente invece il Nokia Life Tool, dedicato all’agricoltura: manda ai coltivatori, via internet o sms, informazioni su sementi, fertilizzanti e pesticidi, sui prezzi di mercato e le previsioni meteo.
Funziona in modo simile un progetto di Google per l’Africa, da cui nasceranno alcuni servizi. Il primo è Google Sms, in Uganda: informazioni su salute e agricoltura via sms. Google Trader è invece una piazza di mercato virtuale che aiuta l’incontro fra domanda e offerta. La scommessa di Nokia e Google è di poter migliorare le condizioni di vita e l’economia generale dei Paesi poveri abbattendo le barriere che limitano il flusso di informazioni. In zone dove il cellulare è il mezzo di comunicazione più usato (le reti fisse sono disastrate): dei 4 miliardi di utenti di telefonini al mondo, un miliardo proviene dai Paesi in via di sviluppo.
Una simile filosofia è in Mxit, social network per cellulari ideato da Herman Heunis, un 50enne nato in una fattoria della Namibia. Ha 14 milioni di utenti nei Paesi in via di sviluppo (soprattutto Africa, Cina, Argentina) e mira a diffondere conoscenza e istruzione a basso costo. Offre libri scolastici in digitale, strumenti per l’istruzione dei bambini, consigli su salute, malattie veneree e gravidanze indesiderate.
I cellulari possono aiutare anche le transazioni economiche nei Paesi dove solo una nicchia di persone ha un conto corrente e dove le banche sono poche e difficili da raggiungere. I servizi di pagamento via cellulare permettono transazioni a distanza, evitando lunghi e pericolosi viaggi con i contanti in tasca: per esempio, per il commerciante che deve rifornirsi dal grossista.
I cellulari faranno transazioni per 5 miliardi di dollari negli Usa, secondo Cgap (Consultative Group to Assiste the Poor) e saranno usati a questo scopo da una persona su sei nel mondo nel 2014, secondo Juniper Research. Per mandare piccole somme di denaro a distanza, il modo più semplice e usato nei Paesi poveri è comprare una ricarica telefonica e quindi leggerne il codice al beneficiario. Si stanno diffondendo però servizi ad hoc, per mandare soldi via cellulare con un clic: tra i più usati, in India c’è Obopay (azienda Usa su cui ha investito Nokia).
L’altra faccia della medaglia è che i big della telefonia e dell’hitech scommettono sui Paesi poveri perché vi vedono la futura miniera d’oro per i loro servizi o prodotti. Saranno scacchiera quindi di una concorrenza crescente per la vendita di servizi e cellulari. Di recente, Samsung è partita con la sfida a Nokia lanciando – a giugno – in India “Solar Guru”, cellulare che si ricarica anche con l’energia solare. L’energia elettrica in certe zone scarseggia, in Uganda è presente solo nell’8% deglle case.
Cellulari a energia solare non sono una novità (Nokia, Lg, Zte e altri li hanno già lanciati negli anni scorsi) ma solo adesso i prezzi sono diventati abbordabili: 60 dollari per Solar Guru, comunque di più rispetto a cinque nuovi cellulari low cost che Nokia ha lanciato a novembre per i Paesi in via di sviluppo. Il modello 1280 (il più economico) costa 20 dollari. Anche se non è solare, promette un’autonomia di 22 ore in stand by, proprio per le esigenze di quei Paesi dove non è facile trovare una fonte di energia elettrica.
Fonte: repubblica.it