L’Authority per le telecomunicazioni dopo mesi di verifiche e confronti ha abbassato il costo degli sms da 15 a 11 centesimi che con l’Iva costeranno così 13,2 cents l’uno. Poca cosa si potrebbe pensare. In realtà si tratta di una vera rivoluzione perché, mentre le tariffe telefoniche fisse e mobili dal duemila ad oggi sono drasticamente scese, gli sms erano rimasti l’ultimo baluardo degli operatori a resistere al vecchio prezzo in lire. Quei 15 centesimi erano infatti la trasposizione in euro di 300 lire: il costo dell’sms nell’era della telefonia mobile rampante. Ma certo nel duemila le cose erano un po’ diverse. L’sms era visto come un «qualcosa in più». Il cellulare era fatto per parlare e le recenti opzioni multimediali, data la lentezza della rete, erano ancora un’utopia. Ora ci sono i siti di social network come Facebook e Twitter che stanno rimpiazzando anche la funzione degli sms tenendo sempre in contatto i gruppi di amici.
Ma, nonostante la concorrenza di sistemi multimediali più sofisticati che permettono di mandare insieme al messaggio anche video e foto, il successo degli sms resta prepotente. Tanto che gli utenti più giovani sul «messaggino» hanno elaborato persino un linguaggio dei segni, fatto di parentesi e abbreviazioni, che solo un under 20 riesce ad interpretare senza indugi. In attesa che il «cinguettio» (Twitt) di Twitter si allarghi a macchia d’olio o venga sostituito da qualche altro sito «sociale» più efficiente e alla moda, l’sms resta comunque un indispensabile compagno per organizzare una cena o un corteggiamento, per contattare un vecchio amico ma anche l’idraulico o l’elettricista (che però difficilmente rispondono). Il risultato di un uso tanto intenso del cellulare come «macchina da scrivere con fax incorporato» è che in Italia, secondo l’indagine conoscitiva portata avanti dall’Authority, vengono mandati ogni giorno 164 milioni di sms per un totale di 60 miliardi all’anno. Certo è che, secondo gli operatori di telefonia mobile, gli «heavy user» già da tempo non li pagano 15 centesimi l’uno più Iva. Secondo i gestori infatti chi fa un uso tanto intenso degli sms, qualcuno arriva a 50 al giorno con punte di 100 nei momenti di massimo innamoramento, da anni si è dotato di offerte che fanno scendere il costo alla metà o anche meno in periodi particolari come il Natale o le vacanze estive. L’offerta Tim Tribù ad esempio fa scendere il costo a 5 euro mentre quella «Tutto compreso» li porta a 2,5 euro. Ma è ovvio che non tutti gli utenti passano il tempo a trovare, in rete o nei negozi dei gestori, le offerte più convenienti. E così, sempre secondo l’analisi di mercato effettuata dall’Autorità, il 62% degli utenti non ha attivato offerte speciali e spende sempre 15 centesimi più Iva, ossia le 300 lire dei tempi d’oro per i bilanci degli operatori. Ecco perché l’Agcom, sotto la spinta dell’Ue e delle associazioni dei consumatori, che comunque sono insoddisfatte della riduzione perché puntavano a 7-8 centesimi, ha effettuato questo ennesimo taglio alle tariffe degli operatori. Che questa volta però non si disperano più di tanto. Sanno benissimo infatti che chi manda parecchi sms ha già attivato una offerta più conveniente. E poi ci sono quelli dell’era del social network che hanno cellulari multimediali di vario tipo con tutte le opzioni incorporate come ad esempio l’Inq Chat di «3». Con 10 euro al mese ci si porta a casa il cellulare con Facebook e Twitter già attivi e 3 giga di traffico. E infatti l’Agcom ha già deciso, oltre alla tariffazione «a secondo» per i clienti che lo richiederanno, di aprire una indagine per verificare la trasparenza del nuovo mercato dei servizi dati in mobilità.
Fonte: ilgiornale.it