Il P2P in Italia sembra godere di ottima salute e, come abbiamo già scritto, sta riemergendo con forza la possibilità di introdurre una tassa, un canone a pagamento come quello che dovrebbe essere approvato in Germania (oltralpe sarebbe di ben 17 euro al mese), che sarebbe riscossa dalla SIAE. Gli utenti Internet italiani la pagherebbero direttamente all’interno degli abbonamenti ADSL o di banda larga mobile che utilizzano, con rincari e ovvie e pesanti ripercussioni, anche pensando che un collegamento a Internet in Italia lo ha solo il 39% delle famiglie e buona parte ancora senza banda larga.
In realtà la tassa SIAE sul canone di abbomento pagato agli Internet Provider non sarebbe l’unica in progetto. Lo si è appreso sabato da una intervista rilasciata da Stefano Parisi, Ad di Fastweb, che spiega come le società TLC italiane stanno discutendo per cercare di raggiungere un compromesso con lo scopo di evitare l’introduzione della tassa sull’equo compenso anche sui cellulari e computer di 2-3 euro da pagare alla fonte al momento dell’acquisto.
Il balzello, già presente con un importo minore su CD e DVD, porterebbe introiti per circa 200 milioni di euro alla SIAE e si baserebbe sul presupposto che chi usa un computer o un cellulare utilizza programmi piratati, loghi e suonerie scaricate via P2P e adotta i sistemi di file sharing per download illegali di musica e film. È un pressuposto che da anni numerosi commentatori (inclusa la redazione di Webmasterpoint) contestano ogni volta che se ne presenti l’occasione e sul quale si è espressa negativamente anche l’Unione Europea.
Fonte: webmasterpoint.org