Due ricercatori della Rutgers University, nel New Brunswick, hanno analizzato a fondo le architetture degli OS di smartphone e PC, trovando che i primi sono tanto vulnerabili ai rootkit quanto i normali computer destop.
Liviu Iftode e Vinod Ganapathy, ricercatori della Rutgers University, sperano che i risultati della loro ricerca vengano presi sul serio dalle aziende produttrici di smartphone e servano a focalizzare l’attenzione sulla sicurezza di questi dispositivi.
Il motivo che ha spinto i due ricercatori a setacciare le varie parti di un OS per smartphone, confrontandolo con la controparte PC, è il fatto che questi sistemi operativi diventano ogni giorno più complessi, assomigliando sempre di più ad un OS desktop.
Lo studio ha evidenziato come gli smartphone presentino, verso i rootkit, lo stesso grado di vulnerabilità di un qualunque PC, ma con risvolti più pericolosi di quanto possa accadere su un desktop.
I rootkit per smartphone potrebbero, infatti, integrare le funzioni per intercettare o deviare le chiamate, o semplicemente aumentare il consumo della batteria, ma anche identificare il luogo in cui si trova lo smartphone (ed il suo proprietario) tramite i servizi GPS, fino anche a sfruttare i servizi Bluetooth per capire con quali apparecchi e di quali persone ha dialogato lo smartphone infetto.
Finora non sono noti rootkit in grado di infettare uno smartphone, ma la ricerca ha messo in luce che potrebbero essere scritti e che il giorno in cui arriveranno non è troppo lontano. Iftode e Ganapathy sperano che il loro studio serva alle aziende per sviluppare nuovi metodi di individuazione e software di sicurezza più efficaci.
Fonte: pctuner.net