I consumatori si ribellano al provvedimento che dovrebbe imporre il pagamento di una tassa a tutti gli utenti in possesso di telefoni cellulari, console, e prodotti tecnologici in possesso di una memoria adatta a contenere file mp3 previamente scaricati tramite download.
Il provvedimento in questione è stato bollato come ingiusto assurdo e obsoleto, perché si basa su meccanismi a dir poco paradossali e inammissibili.
Questa la posizione assunta da Cittadinanzattiva, Adiconsum, Assoutenti, Movimento Difesa del Cittadino e Altroconsumo che hanno deciso di osteggiare in maniera ferma e detrminata il famoso “Decreto Bondi”, facendo ricorso al Tar.
Le associazioni bollano tale manovra fiscale come una mera operazione di raccolta monetaria, in quanto in base ad alcuni pronostici emergerebbe che quest’ultima dovrebbe portare nelle casse della Siae, la Società Italiana Autori ed Editori, una cifra che superi addirittura i 250 milioni di euro.
Le associazioni dei consumatori di certo non negano l’urgenza di un sistema volto a tutelare i diritti d’autore, ma secondo termini e criteri ammissibili, in quanto risulterebbe assurdo tassare un telefono cellulare che, seppur possa contenere dei file audio, resta comunque un prodotto utilizzato per effettuare chiamate o inviare sms.
Altro allarme riguarda, in più, l’intero comparto produttivo tecnologico che a seguito di tale imposta potrebbe subire contrazioni derivanti da un improvviso calo delle vendite.
E per di più resta impensabile che uno Stato decida di applicare una tassa preventiva che magari nemmeno aderisce pienamente alle funzionalità del prodotto, sancendo perlopiù la mera applicazione di una sanzione amministrativa poco efficace a risolvere il problema della copia e della riproduzione illegale di file audio mp3, in più sulla base di semplice presunzioni.
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