A chi di noi non è mai capitato almeno una volta di ricevere una di quelle fastidiosissime telefonate per ricerche di mercato o per pubblicità di servizi e prodotti?
Ecco quelle che in linea di massima abbiamo definito solo “fastidiose” telefonate finiscono oggi invece “sotto processo” perché a rischio di ledere la tutela e il relativo trattamento dei dati personali di tutti i cittadini.
Come sappiamo in Italia il Governo ha recentemente deciso di passare da una disciplina che prevede che il cittadino debba esprimere il proprio consenso per il trattamento dei propri dati, ad a una disciplina dove il consumatore potrà essere contattato sempre e in qualunque momento da qualunque promotore, a meno che non esponga una manifesta intenzione contraria.
In gergo tecnico tale passaggio viene identificato con il assaggio da un sistema di opt-in ad uno di opt out.
In base alle normative europee vigenti si può dire i criteri sono legittimi e regolari, in quanto la direttiva europea 58/2002 che regola la protezione dei dati personali, contempla che gli stati membri possano liberamente adottare senza differenza qualunque dei due sistemi.
Con l’effettiva entrata in vigore dell’sistema opt-out (che ricordiamo essere stato previsto a partire dall’inizio del prossimo ottobre), gli utenti dovranno comunicare i propri dati che verranno appositamente inseriti in un registro contenente tutte le mancate autorizzazioni.
Un altro scacco a noi cittadini, insomma, che oltre a numerosi disagi di ordine economico e di mancata trasparenza degli operatori di telefonia, da oggi in poi dobbiamo anche essere sottoposti alle pressioni del telemarketing
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