La lobby dei cellulari ha convinto il governo americano a non pubblicare i risultati di uno studio che da 6 anni analizza la pericolosità dei cellulari alla guida.
Lo studio è stato effettuato a partire dal 2003 dalla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) che aveva proposto un’analisi a lungo termine su 10 mila automobilisti, per valutare i rischi legati all’uso del telefonini mentre si guida.
Nel 2002, secondo l’agenzia per la sicurezza stradale americana, l’uso del cellulare alla guida ha provocato 955 morti e 240 mila incidenti stradali.
Ma i ricercatori non hanno potuto rendere pubblici i risultati dell’indagine a causa – dicono i funzionari – delle preoccupazioni del Congresso e dell’ingerenza delle compagnie telefoniche.
Una copia dello studio è però arrivata al New York Times, che ha pubblicato il documento sul suo sito.
L’ex capo dell’agenzia per la sicurezza stradale, Jeffrey Runge, ha fatto capire che la mancata pubblicazione dello studio è da attribuirsi alla paura del Congresso di ‘far arrabbiare’ la lobby dei telefonini.
Alcuni funzionari avrebbero fatto capire a Runge che l’agenzia avrebbe perso finanziamenti per miliardi di dollari se avesse continuato a pressare i parlamentari per l’introduzione di una legge volta a vietare il telefonino in macchina.
La NHTSA, in una lettera indirizzata al ministero dei Trasporti, da cui essa dipende, raccomandava “ai conducenti di non usare il telefonino, salvo in casi di estrema urgenza”.
Confermando quanto già sostenuto da diversi studi, l’agenzia ha spiegato anche che l’auricolare o il bluetooth non rendono affatto meno pericoloso l’uso del cellulare, poiché si tratta comunque di una fonte di distrazione.
Secondo uno studio dell’ISS – Istituto Superiore di Sanità (Franco Taggi) – il rischio relativo per chi utilizza il cellulare è pari a 4. Cioè chi guida utilizzando il telefonino (anche con l’auricolare o il viva voce), ha 4 volte più probabilità di rimanere coinvolto in un incidente rispetto a chi non lo utilizza.
Lo studio, informa quindi che il degrado della capacità di guida determinato dall’uso del cellulare è simile a quello indotto da un’alcolemia del conducente intorno a 80mg/100ml (il limite legale in Italia è pari a 50mg/100ml).
Secondo recenti studi, il 6% dei guidatori americani parla telefonino senza accostare, il 10% dei teenager parla o manda sms mentre guida.
Negli Usa, l’abitudine di scrivere un sms dal cellulare o leggere una mail dal blackberry mentre si è alla guida è un fenomeno tanto diffuso che nello Stato di Washington è stata varata lo scorso anno una legge per mettere al bando la pratica del “D.W.T.”, ossia il ‘driving while texting’, la guida col cellulare.
Chi viene ‘beccato’ con le mani sulla tastiera del telefonino invece che sul volante rischia una multa di 101 dollari.
A essere illegale, infatti, non è tanto il fatto di parlare al cellulare senza auricolare – cosa che in diversi Stati Usa non è ancora bandita con una legge specifica – quanto di dedicarsi ad attività più diversificate come la scrittura di un messaggio o di una mail e il relativo invio, col rischio di non vedere uno stop o il semaforo rosso e provocare seri incidenti.
In sette Stati americani (Alaska, Arkansas, California, Connecticut, Delaware, Minnesota e New Jersey) è vietato usare il telefonino alla guida senza auricolare, mentre altri Stati hanno varato interdizioni parziali per i minori di 18 anni e gli autisti di scuolabus.
Il destino della ricerca condotta da Runge e altri due collaboratori è stato discusso nel corso di un meeting di alto livello, che ha però concluso che i dati raccolti erano “insufficienti e incompleti”.
Runge è tuttavia convinto che la questione deve essere portata all’attenzione pubblica: il suo obiettivo è quello di educare le persone, soprattutto i giovani, sui pericoli legati all’uso del cellulare alla guida.
“Sulla base della nostra ricerca c’è la reale possibilità che la questione diventi un serio problema, ma i consulenti del piano superiore mi hanno fatto capire che non è il caso di ‘infastidire’ la commissione sugli stanziamenti” e le lobby che ne influenzano le decisioni.
Fonte: key4biz.it